venerdì 4 dicembre 2020

Tallone d'Achille

Dai primi di novembre i tre grandi hanno la DAD.

Elia fa scuola con me.

Dai primi di novembre praticamente non vediamo più nessuno. Nessuno viene più invitato a casa nostra. Non usciamo quasi più, se non per passeggiare nei boschi o fare la spesa al supermercato (io). 

Gli amici più stretti dei ragazzi o sono molto accorti o sono in quarantena.

Le cugine in regione rossa, che speravamo di vedere almeno a Natale, ma pazienza attendiamo tempi migliori, che arriveranno.

Il nonno che vive vicino a noi, ma è un tipo prudente, e declina gli inviti per "almeno un caffè". Per fortuna.

Per fortuna, perché avevamo un tallone d'Achille.

Le lezioni di flauto di Giacomo.

Per imparare il flauto Giacomo lo deve suonare abbassando la mascherina.

Per insegnare il flauto, il suo maestro lo deve suonare, abbassando  la mascherina.

E nonostante le finestre aperte e il plexiglas, riceviamo una telefonata.

Il maestro di flauto è positivo al Covid. 

Così Giacomo viene relegato in camera mia, ha un bagno tutto per lui e indossa la mascherina ogni volta che esce dalla stanza.

Lui non ha nessun sintomo, ma a me, a momenti alterni pare di avere di tutto. Elia dice che sente un po' di mal di gola e, se si ricorda, indossa la mascherina aggirandosi per casa.

Domani Giacomo farà il tampone e ogni dubbio sarà fugato.



mercoledì 28 ottobre 2020

Quarantena?

 Sabato mattina.

Casa. Normale giornata di homeschooling.
"Oggi, mamma, non facciamo scuola perché è sabato."
"I tuoi fratelli sono a scuola, quindi facciamo scuola anche noi, Elia."
"Va be', allora facciamo scienze. Però, degli esperimenti."

Trillo del telefono.
"Mamma? Sono Giacomo..."
"Ciao! Che è successo? Stai male?"
"No, ci hanno fatto uscire, un prof ha il Covid."
"Accidenti! Come sta? Sei in quarantena? Devi fare il tampone? Dobbiamo fare il tampone? Oddio... siamo tutti in quarantena?"
"Non so niente, mamma, il preside sta cercando di contattare l'autorità sanitaria, ci darà comunicazione appena possibile. Mi vieni a prendere?"
"Passo prima a prendere Orlando. Intanto tu vai in libreria a comperarti un libro, vai a prenderti un cappuccino..."
"Il preside ci ha consigliato di non entrare da nessuna parte. Faccio un giro sul fiume con il compagno F".
"Già, che tonta. Ok. A dopo, ciao".
Non abbiamo fatto gli esperimenti, la maestra era troppo agitata, si prefigurava scenari infausti. La mastodontica organizzazione famigliare allo sbando. E la sera prima era venuto a cena il nonno!
 
In auto.
Tragitto scuola di Orlando-punto d'incontro con Giacomo.
"Ma mamma! Lo fai salire in macchina con noi? E se ha il coronavirus?"
"Dove vuoi che lo metta tuo fratello, Orlando, sul tetto?"
"Be', almeno teniamo tutti i finestrini aperti e indossiamo la mascherina!"
E così, con la pioggia che turbinava in macchina e l'aria fredda che si infiltrava sotto le mascherine, sentendomi più la capitana di una nave in balia dei flutti che la solita accorta autista, siamo rientrati in porto, cioè, in casa.

Casa.
Orlando prende in mano la situazione.
"Tu, Giacomo, usi il bagno piccolo, noi il bagno grande. E guai a chi si confonde! Indossa anche la mascherina, mi raccomando. Mamma, dove lo mettiamo a dormire? Giù in entrata sarebbe perfetto. E quando gli portiamo il pranzo, poi sterilizziamo tutto."
"Fino a che non abbiamo comunicazioni, stiamo tranquilli e qui in casa non facciamo niente. Solo, non usciamo e non incontriamo nessuno."
"Come volete, però siete degli irresponsabili!"

Poi la comunicazione è arrivata. Giacomo e i suoi compagni non sono stati considerati contatti a rischio (avevano fatto lezione all'aperto, tutti indossavano mascherine e la distanza era rispettata).

Tutto ok, dunque. Per ora.

giovedì 15 ottobre 2020

Cronache scolastiche ai tempi del Coronavirus

Giacomo è carico di verifiche. I professori si buttano avanti, perché hanno paura di un ritorno alla didattica a distanza. Alcuni, però, hanno anche molta paura a rimanere a scuola. Indossano, oltre alle mascherine, caschi di plexiglas e camici e hanno buttato lì, ai ragazzi, di procurarseli anche loro, i caschi. 
I ragazzi, durante le lezioni di questi professori, di loro iniziativa, per non impaurirli troppo, indossano sempre la mascherina anche se sono seduti al banco.
Giacomo e i suoi compagni di classe sono i diciottenni che, se sono nati dopo febbraio, non hanno fatto la festa dei diciotto con gli amici e che visto il nuovo decreto, hanno anche responsabilmente annullato la cena di classe di sabato prossimo.
 
Da qualche giorno a  Leonardo sono arrivati i banchi nuovi. Ma loro, in classe, sono tanti e i banchi nuovi non ci stanno, così continuano ad usare le seggioline da conferenza. "Be', dovremo bocciare qualcuno di voi",  ha detto la prof d'inglese con vero British humor.
L'altro giorno, Leonardo aveva la verifica di latino. Ma l'aula delle verifiche era occupata, così durante il compito hanno tenuto la versione sotto il foglio protocollo e il vocabolario di latino sulle ginocchia.

Orlando da questa settimana ha, finalmente, (quasi) tutti i professori. La chat di classe ha così cambiato nome. Da "Quelli che escono prima" a "Quelli del Pleistocene" (da un libro che stanno leggendo).

giovedì 1 ottobre 2020

Cinghiali

 Gira voce che nei dintorni vi siano dei cinghiali. Voci supportate da qualche foto pubblicata sul giornale locale, da qualche sacchetto delle immondizie trovato sventrato fuori dalla porta. Il vicino ha avvistato tracce del loro passaggio nel vigneto confinante.

Io e papà 6cuori ogni tanto, la domenica, andiamo a farci una passeggiata per le campagne circostanti.

Orlando, il naturalista di casa, avverte:"State attenti ai cinghiali!".

Sì, sì, certo, facciamo noi. Tranquillo!

E ce ne andiamo alla chetichella, lasciando i quattro alle prese con i compiti.

Siamo in mezzo alla Natura. Il sole tiepido sulla faccia, il profumo d'autunno che ci avvolge.

Camminiamo spensierati.

"Ehi, 6cuori, guarda lì!", esclama lui ad un certo punto, "un cinghiale!"

Guardo. Al di là di una staccionata di legno scorgo un ammasso scuro con quattro zampe. Non lo vedo bene perché mi dà le spalle. Cioè, il sedere. E' immobile, tranquillo.

"Dici? Sei sicuro?"

"No. Se si gira, potremo vederlo meglio."

"Non pare aggressivo. E cosa ci fa dietro alla staccionata?"

"L'avrà sfondata con la sua forza bruta. Vieni, allontaniamoci, Orlando aveva ragione."

E così ci siamo allontanati, cercando di non disturbare il quadrupede, che comunque non ci ha degnato per niente.

A casa abbiamo descritto il temibile incontro ai figli. "Meno male che non è capitato a voi!" abbiamo sentenziato,  protettivi.

Orlando ci ha guardato con commiserazione:"Ma eravate in quella strada là, vicino a quel prato là, lungo la staccionata?"

"Sì, proprio quella!"

"Non è un cinghiale, mamma. E' un porcellino nero. Lo conosco, è tranquillissimo".

Ho dato tutta la colpa al papà, che è un tipo apprensivo. E comunque, altro che porcell-INO!

In compenso ieri, proprio Orlando, un cinghiale lo ha incontrato sul serio, nel bosco, mentre passeggiava. E' stato messo sull'avviso dal cane, che ha cominciato ad agitarsi. Poi se lo è trovato di fronte, su un scarpata ad una decina di metri. Si è allontanato piano piano ed è tornato a casa a raccontarcelo.





sabato 19 settembre 2020

Banchi e mascherine

Un grande cesto rosso, pieno di merende. Di schiacciatine, cracker, tarallucci. Di brioches alla marmellata, alla crema, al cioccolato. Di biscotti ai mille gusti più uno. Ogni figlio, la sera, quando si prepara lo zaino per la scuola, ne sceglie una per la ricreazione del giorno dopo.
Da qualche giorno Orlando ne prende due.
"Hai tanta fame, a scuola?"
"Non tanta. Ma quando mangio posso togliermi la mascherina, così passo tutta la ricreazione a mangiare merendine".
Orlando è un po' scoraggiato, perché, nonostante  il metro di distanza tra rime boccali sia rispettato, gli studenti sono stati invitati a tenersi le mascherine per tutte le cinque ore di lezione.
"Che te ne pare dei tuoi nuovi compagni di classe?" chiedo.
"Non so, non li vedo mai in faccia, mamma!"
"Ma ci parlerai ogni tanto!"
"Non parliamo. Siamo troppo impegnati a respirare".
 
Leonardo, invece, la mascherina, quando è seduto in aula, se la può togliere. Sui banchi della sua classe, però, il vocabolario di greco non ci sta (non sono i banchi testati dalla ministra).
"I nostri, mamma, sono delle sedie con delle tavolette di plastica che si alzano e si abbassano, però il preside ci ha detto che quando avremo le verifiche di greco e latino, andremo nell' "Aula Delle Verifiche", dove invece ci sta tutto".
 Leonardo è un tipo che vede sempre il bicchiere mezzo pieno:"Se non altro, su un banco così piccolo, è difficile che mi ci dimentichi qualcosa sopra!".

Giacomo ha i banchi della grandezza giusta e può togliersi la mascherina durante le lezioni. Dopo mesi e mesi ha ritrovato i suoi cari vecchi compagni, i suoi cari vecchi professori. Che desiderare di più?
Mi racconta:"La prof di filosofia si è presa un microfonino per parlare anche con la mascherina. Ma la prof di inglese fa lezione (in inglese, of course) con la mascherina e il casco di plastica... non riusciamo a capire niente".


lunedì 14 settembre 2020

E' iniziata la scuola

 Erano a casa dal 22 febbraio. Alle otto accendevano i computer e "andavano a scuola", qualcuno facendo colazione durante l'appello. Passavano la ricreazione tutti insieme in cucina e, sì, si aiutavano nelle verifiche e interrogazioni online. C'era anche il kobudo tutti insieme, durante le lezioni di ginnastica di Leonardo. Online, Orlando ha dato l'esame di terza media. Online, Elia l'esame di fine anno di "scuola a casa".

Abbiamo passato tanto, troppo, tempo al computer. 

Abbiamo trascorso tanto, tanto, tempo insieme.

E oggi è il 14 settembre (che sarebbe anche il compleanno della mia mamma, che però non è più qui...). Erano mesi che non ci svegliavamo così presto, che non programmavano al secondo l'accensione dei motori, il percorso nel terribile traffico cittadino, per lasciare ogni figlio davanti al cancello della scuola giusta all'orario giusto.

Giacomo e Leonardo quest'anno sono nella stessa sede, ma all'interno dell'edificio scolastico non si incroceranno mai, perché per il protocollo COVID  ogni classe ha un percorso stabilito e un posto fisso dove stare a ricreazione. 

Ieri hanno memorizzato tutto per bene: Giacomo entra dal cancello C dell'entrata sinistra e va al primo piano dell'ala B. Leonardo entra dal cancello F, dell'entrata centrale, prosegue nell'ala A fino al secondo piano, in fondo. ("All'uscita, dove ci troviamo?" "Aspettami davanti alla scuola, che arrivo"). 

Ho accostato in prossimità delle strisce e i due grandi sono usciti dall'auto. Ho aspettato che qualche macchina si fermasse per farli attraversare, li ho visti incamminarsi insieme, così belli e così eleganti per il primo giorno di scuola. Ho abbassato il finestrino e mi sono sbracciata a salutarli. 

Poi, via, cronometro in mano, verso il nuovo liceo di Orlando. Mascherina sul viso, gel igienizzante in tasca e il mio quattordicenne si è incamminato verso una nuova avventura, salutandomi con quel fare brusco che è tutto suo.

L'auto è vuota. Spengo Michael Jackson, che sta cantando a tutto volume. L'auto è vuota e silenziosa.

Rifaccio il percorso a ritroso, con più calma. Entro in casa. Così silenziosa, come da mesi mai. Che nostalgia. 

Ma in camera dei ragazzi... c'è ancora il mio piccoletto, che dorme beato. ("Mamma, domani mattina sveglia anche me, mi raccomando!" "E se non ti svegli?" "Allora lasciami dormire").

Lo lascio dormire ancora un po'.

Mi faccio un secondo caffè, godendomi il silenzio, così nuovo. E scrivo un post.


mercoledì 22 aprile 2020

#iorestoacasa. Con il mal di testa

Così a Pasqua, mi sono consolata dei miei capelli arancioni con il mio uovo di cioccolato. E quando l'ho finito tutto ho assaggiato le uova di cioccolato dei figli. E quando mi è scoppiato un terribile mal di testa a causa di tanta ingordigia, sono rimasta a letto quattro giorni.
In camera mia, al buio, fuori uso, con una pezza bagnata sulla testa, ad aspettare che il tempo e il mal di testa passassero.
La vita in casa seicuori continuava, intanto. Me ne giungevano echi.

Echi vicini:

"Cara... scusa, ti disturbo?"
"..."
"Come faccio a mandare i compiti di geometria di Orlando alla prof?"


"Scusa cara, io vado. Devo fare spesa, stasera?"
"..."


"MAMMA!,  JiJi (che è il gatto di Giacomo) è stato attaccato dal pollo (che è la gallina di Orlando)! E' riuscito a scappare, per fortuna, e si è rifugiato sul cipresso e non scende più!"
"..."

"Mamma, abbiamo fame. Che mangiamo?"
"..."


"Mamma, come stai? E il libro di Bullerby oggi?"
"..."
"Te lo leggo io, oggi, mamma".


Ed echi lontani:

"Accidenti! E' andata via la connessione e sto facendo la verifica di matematica! Non riesco a inviarla! Che faccio?"
"Spegni, che ci vuoi fare? E proviamo kobudo"

[Io, dalla mia camera buia :"...!"]

"Leo, mi presti il cellulare per giocare?"
"Hai chiesto alla mamma?"
"Sta male..."
"Ok, tieni"

[Io, dalla mia camera buia:"...!"]

Alla fine, i compiti sono stati inviati ("Bene Orlando, erano sfocati ma mi sembrano giusti. La tua prof"), JiJi è sceso dal cipresso, Leonardo ha preparato dei gustosi panini per cena, la dispensa è stata riempita.
Ah... e la verifica di matematica è stata recuperata e inviata nel pomeriggio.



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