sabato 19 settembre 2020

Banchi e mascherine

Un grande cesto rosso, pieno di merende. Di schiacciatine, cracker, tarallucci. Di brioches alla marmellata, alla crema, al cioccolato. Di biscotti ai mille gusti più uno. Ogni figlio, la sera, quando si prepara lo zaino per la scuola, ne sceglie una per la ricreazione del giorno dopo.
Da qualche giorno Orlando ne prende due.
"Hai tanta fame, a scuola?"
"Non tanta. Ma quando mangio posso togliermi la mascherina, così passo tutta la ricreazione a mangiare merendine".
Orlando è un po' scoraggiato, perché, nonostante  il metro di distanza tra rime boccali sia rispettato, gli studenti sono stati invitati a tenersi le mascherine per tutte le cinque ore di lezione.
"Che te ne pare dei tuoi nuovi compagni di classe?" chiedo.
"Non so, non li vedo mai in faccia, mamma!"
"Ma ci parlerai ogni tanto!"
"Non parliamo. Siamo troppo impegnati a respirare".
 
Leonardo, invece, la mascherina, quando è seduto in aula, se la può togliere. Sui banchi della sua classe, però, il vocabolario di greco non ci sta (non sono i banchi testati dalla ministra).
"I nostri, mamma, sono delle sedie con delle tavolette di plastica che si alzano e si abbassano, però il preside ci ha detto che quando avremo le verifiche di greco e latino, andremo nell' "Aula Delle Verifiche", dove invece ci sta tutto".
 Leonardo è un tipo che vede sempre il bicchiere mezzo pieno:"Se non altro, su un banco così piccolo, è difficile che mi ci dimentichi qualcosa sopra!".

Giacomo ha i banchi della grandezza giusta e può togliersi la mascherina durante le lezioni. Dopo mesi e mesi ha ritrovato i suoi cari vecchi compagni, i suoi cari vecchi professori. Che desiderare di più?
Mi racconta:"La prof di filosofia si è presa un microfonino per parlare anche con la mascherina. Ma la prof di inglese fa lezione (in inglese, of course) con la mascherina e il casco di plastica... non riusciamo a capire niente".


lunedì 14 settembre 2020

E' iniziata la scuola

 Erano a casa dal 22 febbraio. Alle otto accendevano i computer e "andavano a scuola", qualcuno facendo colazione durante l'appello. Passavano la ricreazione tutti insieme in cucina e, sì, si aiutavano nelle verifiche e interrogazioni online. C'era anche il kobudo tutti insieme, durante le lezioni di ginnastica di Leonardo. Online, Orlando ha dato l'esame di terza media. Online, Elia l'esame di fine anno di "scuola a casa".

Abbiamo passato tanto, troppo, tempo al computer. 

Abbiamo trascorso tanto, tanto, tempo insieme.

E oggi è il 14 settembre (che sarebbe anche il compleanno della mia mamma, che però non è più qui...). Erano mesi che non ci svegliavamo così presto, che non programmavano al secondo l'accensione dei motori, il percorso nel terribile traffico cittadino, per lasciare ogni figlio davanti al cancello della scuola giusta all'orario giusto.

Giacomo e Leonardo quest'anno sono nella stessa sede, ma all'interno dell'edificio scolastico non si incroceranno mai, perché per il protocollo COVID  ogni classe ha un percorso stabilito e un posto fisso dove stare a ricreazione. 

Ieri hanno memorizzato tutto per bene: Giacomo entra dal cancello C dell'entrata sinistra e va al primo piano dell'ala B. Leonardo entra dal cancello F, dell'entrata centrale, prosegue nell'ala A fino al secondo piano, in fondo. ("All'uscita, dove ci troviamo?" "Aspettami davanti alla scuola, che arrivo"). 

Ho accostato in prossimità delle strisce e i due grandi sono usciti dall'auto. Ho aspettato che qualche macchina si fermasse per farli attraversare, li ho visti incamminarsi insieme, così belli e così eleganti per il primo giorno di scuola. Ho abbassato il finestrino e mi sono sbracciata a salutarli. 

Poi, via, cronometro in mano, verso il nuovo liceo di Orlando. Mascherina sul viso, gel igienizzante in tasca e il mio quattordicenne si è incamminato verso una nuova avventura, salutandomi con quel fare brusco che è tutto suo.

L'auto è vuota. Spengo Michael Jackson, che sta cantando a tutto volume. L'auto è vuota e silenziosa.

Rifaccio il percorso a ritroso, con più calma. Entro in casa. Così silenziosa, come da mesi mai. Che nostalgia. 

Ma in camera dei ragazzi... c'è ancora il mio piccoletto, che dorme beato. ("Mamma, domani mattina sveglia anche me, mi raccomando!" "E se non ti svegli?" "Allora lasciami dormire").

Lo lascio dormire ancora un po'.

Mi faccio un secondo caffè, godendomi il silenzio, così nuovo. E scrivo un post.


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