mercoledì 30 marzo 2011

CLICK


- Mancano tre minuti.
- Mamma, accendi le candele!
- Io carico il timer. Metto 60, vero?
CLICK.
- Che bello!
- Mamma?
- Sono qui, sul divano.
- Come è bella la sala, con questa luce!
- Sembra ordinatissima.
- State lontani dalle candele!
- Mamma, ci racconti una storia?
- Una storia paurosa, però!
- Una storia con un lupo mannaro.
- No, no, io voglio una storia con i vampiri. Sono quelli che succhiano il sangue.
- Lo sapevo, sai? Non sono mica piccolo.
- Vi racconto una storia piena di vampiri e di lupi mannari.
- Sì, sì! Basta che stanotte Leonardo non venga nel mio letto, però.
- Ma smettila, tu. Non ci parlo più con te.
clic clac.
- Ehi, è arrivato il papà!
- C'è nessuno?
- Papà, papà! Non accendere la luce, stiamo salvando la Terra!
- Meno male. Per un attimo ho avuto paura che foste andati a comperare le sigarette.
- Perché le sigarette?
- Mamma, quanto manca? Sono stufo.
- Ancora un poco.
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN
- Evviva, ce l'abbiamo fatta!
CLICK.
- E' stato bellissimo. Lo facciamo anche un altro giorno, mamma?

lunedì 28 marzo 2011

grunge

 Il mio primogenito, otto anni, è un bambino allegro, gentile, paziente il necessario con i fratelli, polemico quel che basta, bravissimo a scuola, ma, non c'è nulla da fare, è grunge (esteticamente parlando) fin nel midollo. Passi per le camicione fuori dai pantaloni, gli stanno anche bene, ma ora vuole i capelli lunghi ("Quanto lunghi, Giacomo?" "Come Michael Jackson, mamma").
Ieri sera, ora della nanna.
Mi arrampico sul suo lettino per il bacio della buonanotte.
- Mamma, perché i maschi devono tenere i capelli corti?
- Perché quando vanno a caccia dell'orso i capelli corti sono più pratici. Altrimenti l'orso li ghermirebbe per la lunga chioma e se li papperebbe in un sol boccone.
- Mamma, ma che dici?
- Mamma!
- Mamma, ma gli orsi...
- Zitti! Alle nove di sera la mamma ha sempre ragione. Buonanotte, tesori miei.

mercoledì 23 marzo 2011

Pausa caffè



Quando la mamma alla sera è uno straccio, quando il papà torna a casa fischiettando, quando la pasta al pesto, fredda, aspetta malinconica sul gas e lui ha portato a casa i pasticcini, capita che la mamma sbotti:
- Tu!  Già, hai la pausa caffè, tu!

Ma la mamma bara. Anche lei ha la sua personale, irrinunciabile "pausa caffè"...
Ore 8,10. I due più grandi sono entrati in classe. La tappa successiva è all'asilo. Ma c'è tempo. C'è tempo per quattro deliziose chiacchiere con le amiche mamme.
Solito parcheggio della scuola. Accanto all'auto, con le chiavi in mano, sotto la pioggia o sotto la neve, sotto il plumbeo cielo invernale oppure al timido sole primaverile, allegre, serie, riflessive, spensierate ciacole mattutine! I minuti, non si sa come più veloci che mai, scivolano via.
Come ieri...
- Accidenti le 9,05! E' tardissimo! Scappooo!
-  Ragazze vado anch'io, mi chiude l'asilo! Anzi no, miseriaccia... Ha già chiuso. Vabbé, ehi, piccolo!
- Si, mamma?
- Oggi...Homeschooling!
- Evviva, mamma!
Come stamattina...
- Mamma, chiacchieri anche oggi con le tue amiche, vero?
Certo che sì! Non rinuncerei mai alla mia "pausa caffè".
E voi, qual'è la vostra irrinunciabile pausa caffè?

venerdì 18 marzo 2011

Vivere pienamente (parte 2)

All'alba del sesto giorno, zitto zitto, attento a non svegliare nessuno, scese nelle scuderie, salì in groppa al  fedele cavallo e iniziò il suo personale viaggio alla ricerca di se stesso.
Viaggiò per un anno intero, tanta libertà, non gli pareva vero!
Attraversò il deserto, solcò il grande mare, percorse vaste pianure, si inerpicò su per aspre montagne. Visitò piccoli villaggi e grandi città.
La sua missione aveva sempre in mente, quando si aggirava tra la gente. Chi si prestava ad ascoltare, lui prendeva ad interrogare. Interpellò vecchi saggi e arcigne fattucchiere, ascoltò uomini tutti d'un pezzo e  donne che la sapevano lunga.
 Ma nessuna risposta lo soddisfaceva, sempre nel cuore un vuoto aveva.
In più la nostalgia si faceva sentire: la famiglia gli mancava. Tanto, da impazzire!
Un giorno si accorse che non aveva più voglia di girare intorno al mondo e prese la strada del ritorno. Sebbene si  sentisse sconfitto perché non aveva trovato le risposte che cercava,  si era divertito e aveva imparato tante cose nuove.
La terribile tempesta lo colse una notte.  Continuò ad avanzare impavido per un lungo tratto, casa sua non era più tanto lontana.
Un fulmine colpì il suolo proprio davanti a lui e illuminò  una torre che si ergeva altissima in mezzo alla via. 
Il piccolo cavaliere lasciò il cavallo al riparo delle imponenti mura e oltrepassò la porticina aperta alla base della torre.
All'interno non c'era altro che il silenzio e una scala ripidissima. Si tolse l'elmo e salì pochi gradini. C'era una finestrella. Affacciandosi si ritrovò naso a naso con il suo cavallo: "Hiiiiiii, hai girato tanto per cercare quello che dentro te devi trovare!".
Era sfinito dalla stanchezza,  gli pareva di aver sentito l'animale parlare! Guardò in su: la scala saliva sempre più ripida. Appoggiò la spada e lo scudo ad una parete e continuò la salita.
Arrivò ad un'altra finestra e sbirciò fuori. La pioggia era cessata, in cielo  la luna splendeva luminosa. Laggiù in basso  si materializzò la scena del giorno della sua nascita: vedeva se stesso adagiato in una culla posta al centro di un crocevia di sentieri. Vide la sua mamma, che  disponeva accanto alla culla una spada e uno scudo. Vide il papà che, fischiettando, sbarrava con alti cancelli l'ingresso dei sentieri. Vide la nonna, che stendeva un tappeto di velluto  rosso sull'unica stradina lasciata aperta. Vide anche il nonno, con quella sua perenne aria svagata, che, quatto quatto,  sollevava un lembo del tappeto e vi nascondeva sotto il grosso libro di fiabe. Il nonno alzò lo sguardo alla torre, proprio dov'era lui, e gli fece l'occhiolino. Il piccolo cavaliere si ritrasse svelto. Era spaventato. E anche molto arrabbiato! Era stanco e accaldato. Si sbarazzò della sua armatura, che non toglieva mai, nemmeno per dormire, e continuò a salire i ripidi gradini. Procedeva svelto ora, senza quell'ingombrante ferraglia. La scala terminava  in cima alla torre. Si ritrovò in una stanza accogliente. C'era una tavola imbandita,  al centro un'enorme torta al cioccolato con tante candeline accese e una scritta di zucchero: "Vivere pienamente".
Aveva una fame da lupo, ma era curioso e voleva affacciarsi dalla finestrella più alta.  Là in basso vide se stesso com'era adesso, dritto e fiero, in sella al suo destriero. Non portava l'armatura, nè lo scudo, nè la spada. Alle sue spalle, un'unica strada tappezzata di velluto rosso, dinanzi a lui, mille strade si dipanavano, a tratti dritte, a tratti curve, certe più in là anche si intrecciavano. Sparivano verso l'orizzonte, il sole sorgeva splendente, dietro a un monte. Sorrise. Avrebbe soffiato sulle candeline e mangiato la torta. Poi sarebbe tornato a casa. Con calma, avrebbe scelto la strada.

Questo post partecipa al contest di Nina "L'amore non deve essere un segreto"

mercoledì 16 marzo 2011

Vivere pienamente (parte 1)


Era una notte buia e tempestosa. Così buia e così tempestosa che cosa sensata era stare al riparo nella propria casa, davanti al fuoco, a pensare, a immaginare.
Ma un piccolo cavaliere, dall'armatura scintillante di pioggia, chino sul proprio destriero, sfidava le intemperie e avanzava impavido. Le raffiche di vento lo facevano barcollare, i fulmini gli dardeggiavano intorno.  Da dove veniva? Dove stava andando? Una cosa la sappiamo: se stesso stava cercando.

Anni prima.
Tenendo per la prima volta il suo bebè tra le braccia, la mamma aveva detto, sorridendo: "Guarda che sguardo fiero, diverrà  un cavaliere altero!".
Il papà aveva portato uno scudo d'oro in regalo al neonato: "Uno scudo prezioso per un cavaliere valoroso!".
La nonna un cavallino aveva comperato: "Insieme cresceranno e mille battaglie vinceranno!".
Il nonno l'aveva accolto a questo mondo donandogli un libro di fiabe. Il libro fu preso e chiuso in fondo ad un baule. Non c'era tempo di leggerlo, doveva imparare a fare il cavaliere! Sarebbe stato quello il suo unico mestiere.
Così il bambino fu istruito per diventare un bravissimo cavaliere. Vinse cento tornei. Riempì la casa dei suoi genitori di luccicanti trofei. La nonna passava allegri pomeriggi a lucidare le medaglie d'oro vinte dal  nipote. Erano tutti molto orgogliosi del piccolo cavaliere. E anche il piccolo cavaliere era felice. Solo il nonno taceva. Quando il bambino gli mostrava l'ennesimo premio vinto, lui sorrideva enigmatico e gli accarezzava i capelli.
Un giorno il bambino si ammalò, per la prima volta nella sua vita. Prese la varicella. Disse il dottore che lo visitò: "Una settimana deve stare a letto se cavalier vuol tornar perfetto".
Non era mai stato lontano dalle singolar tenzoni per tutto quel tempo. Già il secondo giorno moriva di noia. La mamma, il papà e la nonna avevano così tanto da fare nel lucidare i suoi trofei che certo non avevano tempo di tenergli compagnia. Il nonno non si faceva vedere. Che fare?
Al colmo della noia, aprì il vecchio baule che teneva ai piedi del letto; vi erano custodite le cose che aveva accumulato nel corso degli anni: la sua prima spadina, il primo elmo, il suo cavallino di legno. Proprio sul fondo, ingiallito e polveroso, c'era il libro che gli aveva regalato il nonno, il giorno della sua nascita. Incuriosito, lo afferrò, si accoccolò sotto le coperte e cominciò a sfogliarne le pagine, abbellite con coloratissime illustrazioni.
Un mondo sconosciuto si dischiuse davanti ai suoi occhi. Un mondo senza cavalieri (era mai possibile?), abitato da fate, streghe, ballerine, falegnami e burattini di legno, marinai, pirati e esploratori, pagliacci e acrobati. Passò tre giorni e tre notti a leggere.
Mille pensieri gli turbinavano in testa. Gli venne voglia di essere un pirata. Anzi, un ballerino. No, no un esploratore! Ah, ma a che pensava? Era nato per essere cavaliere, lui! Glielo dicevano da sempre la nonna, la mamma, il papà. Loro gli volevano bene. Ma anche il nonno gliene voleva e lui, stava sempre zitto, lui.
E se si sbagliavano tutti? Non ci capiva più nulla. Aveva tanta confusione dentro di sé, ma anche tanto coraggio, così prese una decisione.

Fine prima parte, mi dilungavo troppo.
Questo post partecipa al contest di Nina "l'amore non deve essere un segreto"

lunedì 14 marzo 2011

il pollo numero due

C'era una volta una gallinella vagabonda che, cinque anni fa, trascorse l'estate a svolazzare leggiadra nel vigneto confinante con il nostro giardino. Sopraggiunto l'inverno, complici la scarsità di cibo e i cacciatori che cercavano di acchiapparla, cedette al paziente richiamo dei miei bambini, che tutti i giorni la allettavano con del mais,  e venne ad abitare da noi.
Cominciò così un'allegra e pacifica convivenza.
Lei in giardino, tutto il giardino, e i miei bambini, i gatti, i cani a debita distanza.
 Era una gallinella dallo spirito libero, che sapeva quel che voleva.
Voleva dormire sulla palma. Non su di un altro albero più facile da scalare, non in una casetta di legno sopraelevata costruita apposta per lei. Proprio sulla palma. E il nonno munì la palma di scaletta.
Voleva essere una single. Un giorno capitò da noi, randagio pure lui, un bellissimo e altero gallo nero, ma durò poco. La nostra gallinella proprio non ne voleva sapere, così il gallo un bel giorno se ne andò in cerca di pollastre più consenzienti.
Voleva i bomboloni alla crema di mio figlio:
- Mamma, la gallina è saltata sul bracciolo della sedia. Sta guardando il mio krapfen!
- Scacciala via, che sarà mai.
- Mamma, mamma! La gallina è scappata con il mio krapfen!
Voleva i pomodori del nostro mini orto:
- Senti Cocò, parliamoci chiaro, i pomodori sono per noi, i vermi e le lumache li mangi tu.
- Co-cò.
- Ecco, brava.
Voleva entrare in casa per becchettare le briciole sotto il tavolo:
- Fila fuori gallinaccia, altrimenti ti metto in pentola!
- Mamma, che schifo, ha fatto popò sotto il tavolo!
- Ecco, che bellezza.
Cocò faceva anche delle piccole e deliziosa uova bianche. E qualcuna l'abbiamo anche mangiata:
- Mamma, mamma, la gallina ha fatto l'uovo, guarda!
Splash.
- Ops...Mi è scivolato.

 Non è mai finita in pentola, naturalmente. Se ne è andata una calda notte d'estate. I miei bambini l'hanno seppellita sotto la sua palma.

PS: continuate a votare qui a fianco!


RDTQUW8R7BR8 technorati

venerdì 11 marzo 2011

I polli della mia vita

I polli in cui mi sono imbattuta nella vita e che hanno lasciato traccia indelebile nella mia memoria, sono tre.
Pollo numero uno. Avevo una volta un fidanzato antipatico e pieno di sé. Un giorno, ragazzina di belle e incaute speranze, gli dissi che se mi avesse procurato un pollo, glielo avrei cucinato con amorevole cura. Me lo procurò, lo scellerato. Non solo era il pollo più grosso e flaccido che avessi mai visto, ma era ancora tutto da pulire. Aveva persino la testa. Di fronte a tanta munificenza, mi agghiacciai. Siccome il fidanzato era anche un avaraccio, ebbe paura di avere buttato il denaro e si offrì di pulirlo lui, il pollo. Il ricordo del fidanzato che, munito di guanti gialli, con ghigno malevolo svuotava le interiora nel lavandino della cucina, è ancora vivido nella mia mente. Fatto il misfatto, uscì a scolarsi (presumo) un goccetto. Io e il pollo rimanemmo soli, nella casa vuota. Soli, io e il pollo e i miei pensieri.
Ma cosa mi era venuto in mente? Forse cercavo una proposta di matrimonio? Una pasta al pesto, facile e gustosa, non potevo proporre quella?
Comunque, afferrai l'ex pennuto, lo adagiai in una teglia, lo irrorai con olio e qualche spezia trovata qua e là nella cucina del fidanzato, accesi il forno a gas e cercai di infilarcelo dentro.
Ma il pollo non ne voleva sapere di entrare in quel misero fornetto. Era esageratamente grosso. La cucina, con il forno acceso e lo sportello aperto, cominciava a scaldarsi troppo. Io incominciavo a sudare troppo. Spinsi il pollo nel forno. Le sue carni si impigliavano nello sportello. Spinsi ancora più forte. Spinsi con tutte le mie forze. Il pollo si schiacciò a dovere, assunse la forma squadrata del fornetto e io riuscii a chiudere lo sportello. Ero sfinita e assai accaldata, ma ce l'avevo fatta.
 E' inutile che vi dica che quel pollo non arrivò mai a cottura. Un odore nauseabondo invase tutta la casa (un bilocale). Il fidanzato, che era avaro ve l'ho già detto, cercò comunque di mangiarsi il povero pollo mezzo crudo, ma desistette. La sottoscritta ragazzina di belle e incaute speranze perse sì un fidanzato (meno male), ma acquisì parecchi fan tra i gatti del quartiere.
Gli altri polli ve li racconto nei prossimi giorni, altrimenti questo post diventa troppo lungo.

PS: Non è che io non ami cucinare, anzi certi piatti mi riescono benino. In estate invitiamo anche gente a cena. E' che non mi piace cucinare tutti i santi giorni. Quindi propongo un piccolo sondaggio. Votate qui a fianco, perfavore.
Già che ci sono vi riporto il risultato del sondaggio "Il papà cambia il pannolino al pargolo?" da me proposto qualche settimana fa (e scusate se non l'ho fatto prima). Ecco: il 41% dei papà cambia spesso il pannolino, il 25% cambia il pargolo in caso di assoluta necessità, il 25% ogni tanto e soltanto l'8% mai e poi mai. L'1% si è volatilizzato, sì che ho dato qualche esame di statistica.
Dedico i risultati di questo sondaggio al mio caro cognato P., un papà che promette bene.

martedì 8 marzo 2011

Pausa carburante


Un anno fa hanno aperto una nuova stazione di servizio, non lontano dalla scuola dei bambini.
Benissimo, visto che dove mi servo abitualmente hanno spesso il muso lungo, se fai soltanto 10 euro ti guardano male, sono sempre spicci e sgarbati.
Così, dopo la distribuzione dei figli tra scuola ed asilo, dopo le quattro chiacchere mattutine con le mie amiche mamme, vado lì a fare benzina.
L'inserviente è  giovanissimo, con i capelli dritti diritti scolpiti con il gel e tre orecchini per lobo.
- Auguri! - mi saluta, gioioso.
- Grazie. Anche a te! - rispondo io.
Salgo in macchina e vado via. Rimugino un poco. Perché mi ha fatto gli auguri? Sono incinta, ma la pancia  non è ancora molto grossa. E poi i ragazzi così giovani di solito non notano le pance. Rimugino. Passo davanti alla vetrina di un fioraio. E' un tripudio di giallo...
Ci sono: oggi è l' 8 marzo! Ma guarda che gentile, mi ha fatto gli auguri per la festa delle donne! Me ne ero completamente scordata. Se ne erano scordate anche le mie amiche mamme-lavoratrici-casalinghe super indaffarate. Ma quel ragazzino se ne è ricordato.
E' passato un anno da allora ed ogni settimana torno in quella nuova stazione a fare benzina. C'è sempre quell'inserviente con i capelli dritti e il sorriso pronto. E' bello imbattersi nella gentilezza, soprattutto quando è inaspettata.

lunedì 7 marzo 2011

Grazie anche a Ester

Sunshine ha premiato, tra le altre, Ester e me. Ester mi ha premiato di nuovo. Io avrei scelto anche Ester, tra le altre. Il suo blog mi piace molto. Lei ha tre bambini piccoli e un sacco da fare. Scompare per giorni per poi pubblicare tre, quattro post a raffica. Si fa fatica a starle dietro! Mi piacciono soprattutto i post in cui fa il punto della situazione. Va dritta al sodo e dice esattamente come la pensa, senza tanto arzigogolare.  Leggo sempre ciò che scrive, non  commento ogni volta perché sono sempre  d'accordo con quel che scrive, e diventerei monotona, e poi  perché in due righe rischierei di essere fraintesa e Ester mi pare una tipa combattiva.

Ora me ne vado a letto, perché ho scoperto di avere 39 di febbre (io che facevo tanto la fusta perché ero l'unica della famiglia a non avere ceduto ai virus stagionali). Si, me ne andrò a godermi un'intera giornata di riposo e i miei bambini, che sono in vacanza, non litigheranno, non faranno troppo chiasso e ogni tanto i loro visini si affacceranno alla porta:
- Mamma. vuoi che ti legga un po' di Harry Potter?
- Mamma, ti porto un bicchiere d'acqua?
- Mamma, mi dispiace tanto che hai la febbre!
- Ghè ghè, ma-ma. (Si, mi pare proprio dica ma-ma!...Ma forse sto delirando).
Buona giornata!

sabato 5 marzo 2011

Sunshine

Sunshine mi ha premiato! Con questo:



Sunshine, è una  neo-blogger come me. Nei nostri primissimi post ci siamo date qualche dritta. Per esempio, le foto in basso "ti potrebbe anche interessare..." le ho copiate da lei. Sunshine è tra le prime mie sostenitrici. La sua immagine è quella dei due pesciolini gialli che nuotano insieme al   pesciolino rosso. Quando pubblica un post corro subito a leggerlo: sa essere interessante, buffa o commovente.
Ora tocca a me premiare 3/5 neoblogger (o quasi). Ecco:

Corie
mamma che giochi
trismamma
madamadorè

C'è anche mammasorriso, che non è una nuova blogger, ma è sempre gentile, trova il tempo di passare da tutti e il suo blog è proprio bello.

giovedì 3 marzo 2011

progetto famiglia

Ieri pomeriggio siamo andati  a curiosare in un negozio di giocattoli in legno, aperto da poco.  I miei bambini si aggiravano estasiati tra gli scaffali.
- Sono tutti suoi?
- Si, tutti miei.
- Però... Lei non sembra madre di quattro figli!
Non so bene cosa voglia dire. Forse (forse), non sembro ciò che nell'immaginario comune dovrebbe essere una mamma di quattro figli. (Sfiancata dalle gravidanze ravvicinate? Sfinita da troppe notti insonni?  Dimessa e malvestita? Disperata e depressa? Completamente folle?).
Da poco più di otto anni, che sono pochi lo so, mio marito ed io portiamo avanti con amore e  impegno il nostro progetto famiglia.  Ci aiuta, tra l'altro:
Dare alle cose il giusto valore.
Parcheggio della scuola.
- Signora, che auto!
- Grazie! - Guardo tutta fiera la mia auto scintillante, fresca di autolavaggio.
- Dico, è vecchissima!
- Del 1979. Funziona a meraviglia!
- Caspita! E come fa con i blocchi del traffico?
- Oh...Uno, due, tre, quattro, tutti a bordo, bimbi!...Me la cavo con il car-pooling.

Essere organizzati ed avere una memoria di ferro.
Altro parcheggio. I pargoli intorno a me.
- Dunque, bisogna comperare un quaderno a righe di prima per Leonardo, un quadernone verde per Giacomo, i pennarelli a punta grossa per l'asilo. Dobbiamo passare a fare benzina, poi in farmacia per le
medicine del piccolo. Dopodomani tu vai in gita, venerdì c'è la visita dal pediatra...Accidenti! Non trovo le chiavi della macchina! Fermi tutti! Oh no! Ho perso le chiavi...Le avevo in tasca!
- Mamma!
- Ho lasciato il cellulare a casa!
- Mamma!
- Un attimo...Svuoto la borsa sul marciapiede...
- Mamma! Le chiavi... Sono sulla portiera!
- Oh! Ma guarda che fortuna!

Avere tanta pazienza e figli collaborativi.
- Giacomo, perché ti lecchi la mano e poi la passi sulla testa del piccolo?
- Lo pettino, mamma.

Avere un marito innamorato (ricambiato) e un po' miope.
Il marito rientra a casa. Il soggiorno è un disastro, la moglie è un disastro. Spettinata, smoccolata, con pupo puzzolente in braccio.
- Cara! Sei riuscita a mettere in ordine la cucina!  Oh... Ma come sei bella, stasera!

Divertirsi con quel che c'è.
- Aaaargh!
- Dagli, dagli!
- Mamma, ti puoi spostare perfavore? Sei proprio in mezzo a una lotta tra gormiti!
- Uuuuuuuh!
- Mamma! Cosa fai?
- Sono una gormita cattivissima! Scappate tutti, che vi prendo!
-Aaaaaaaaaaaaaaah!

Prendersi dei momenti di pausa.
- Se tra un anno andiamo a Parigi tre giorni, ci tenete i bambini, perpiacere?
- ....
- Se voi ne tenete due e due li diamo agli altri nonni?

Cedere, ogni tanto.
- Ah no, basta! Quattro bicchieri pieni d'acqua rovesciati sulla tovaglia in meno di dieci minuti! Ma lo fate apposta! Domani, baby-sitter e io vado alle terme!!!

Sentirsi importanti, ogni tanto.
- No mamma, la baby-sitter no! Resta con noi, ti prego!
- Mmmmh, vediamo, vediamo.


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